Citiamo integralmente un post tratto dal sito FB di Alberto Nardelli, ne vale veramente la pena!
Sconfortante! E' questo il laconico giudizio che mi viene di dare, senza stare troppo a pensarci, sulla seduta del Consiglio Comunale di Riccione di ieri sera, (che ho interamente seguito in streaming). Non vorrei sembrare offensivo o troppo irriverente, anche se a pensarci bene, in realtà, dovrei essere io e tutti i riccionesi che hanno seguito i lavori ed ascoltato gli interventi - soprattutto quelli che si sono succeduti, sotto l'effetto compulsivo della sindrome di Pavlov, dai banchi della Maggioranza, a doverci sentire fortemente offesi. Offesi per la superficialità, l'improvvisazione e l'assoluta sciatteria a cui, ascoltandoli, siamo stati costretti ad assistere. Immagino e condivido il fatto che per decidere di fare politica e assumere un incarico pubblico, legittimamente e democraticamente eletto, non debba essere necessario essere dei grandi oratori e meno che meno degli intellettuali "gramsciani" della politica. Immagino e concordo che i valori, le responsabilità e l'impegno debbano essere, loro sì, le leve della differenza. Ma santo Dio, non è possibile né accettabile dare quello sconfortante spettacolo a cui ho assistito ieri sera. Uno spettacolo impietoso. L'italiano fatto a pezzi, massacrato sul tagliere dell'improvvisazione e della impreparazione. Interventi buttati lì, senza capo nè coda. Solo riottosi. Drammaticamente sgrammaticati, dispersi nella nebbia di una improbabile e accoltellata sintassi, abbandonati alla deriva della ricerca della banale e stupida frase ad effetto. Per giunta sbagliata, quindi ridicola. Un avanspettacolo da teatro di periferia.
Non è accettabile che chi siede in un Consiglio Comunale, a rappresentare la propria città e il suo decoro istituzionale, non senta la necessità di prepararsi a dovere. Non senta il bisogno di attrezzarsi a risolvere le proprie inadeguatezze e umane fragilità. Esponendosi così malamente al ridicolo e alla gazzarra della commiserazione. Parlare in pubblico e a braccio è esercizio assai difficile anche per i più avvezzi oratori. Che infatti, preparano i loro interventi, con appunti e scaletta. Alcuni consapevoli della loro difficoltà, li leggono. Un gesto di assoluto e garbato rispetto verso chi ascolta o chi deve ascoltare. Lo stesso Nazareno, che, grazziaddio, gode di una ottima capacità oratoria - cosa di cui qualche volta purtroppo approfitta, esagerando - non l'ho mai visto intervenire senza brandire in mano il foglio dei suoi appunti.
E' davvero intollerabile solo pensare che l'immagine che questi improbabili consiglieri dalla grammatica accartocciata e dal linguaggio improvvisato e latitante, diano la sensazione di essere lì per caso. Di passaggio. Distratti, purtroppo e a loro insaputa, da altre faccende o da altri impegni, che sembra possano considerare meno gravosi oltre che assolutamente meno noiosi.
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